Mindfulness è una parola inglese che vuol dire consapevolezza ma in un senso particolare. Non è facile descriverlo a parole perché si riferisce prima di tutto a un’esperienza diretta. Tra le possibili descrizioni è diventata “classica” quella di John Kabat Zinn, un biologo molecolare statunitense che ideò nel 1979 un protocollo scientifico (Mindfulness based-stress reduction) a partire dalle antiche tecniche della presenza mentale, protocollo la cui efficacia è stata confermata in termini sperimentali e ampliata in diversi ambiti. “Mindfulness significa prestare attenzione, ma in un modo particolare: a) con intenzione, b) al momento presente, c) in modo non giudicante”. Si può descriverla anche come di un modo per coltivare una più piena presenza all’esperienza del momento, al qui e ora. E’ un atto che parte dall’attenzione e dal modo in cui la usiamo ed è talmente semplice che questa stessa semplicità ne rappresenta la vera difficoltà. Noi facciamo molta fatica ad essere semplici. Da un lato, una capacità progressiva di maggiore presenza al qui e ora ci apre a esperienze inaspettate, alla ricchezza del momento presente, alla pienezza del vivere. Dall’altro, la pienezza dell’esperienza comprende necessariamente anche il suo lato “negativo”: il disagio, la sofferenza, il dolore. E qui si gioca uno degli aspetti più interessanti di questo approccio che ci chiede e ci insegna a non respingere e a non negare questa dimensione ma a farne motivo di crescita e persino di creatività. Questo è l’aspetto cui si riferisce la parola “accettazione/accoglienza” (Vaccaro, 2017)
Per dimostrare l’efficacia degli interventi di Mindfulness sugli atleti bisogna però comprendere meglio cosa sia la performance ad alti livelli per la psicologia dello sport. Essa può essere compromessa da alcuni fattori psicologici (non necessariamente patologici). Tra gli altri, gli inibitori della performance includono anche le aspettative irrealistiche spesso determinate da una personalità perfezionistica o problematica, ansia da competizione, timore di sbagliare, tensione percepita, comportamenti evitanti, problemi relazionali, difficoltà di vita….tutti questi elementi abbassano la performance. Al contrario uno stato psicofisico caratterizzato da processi orientati all’obiettivo permettono una performance eccellente. Uno degli effetti della mindfulness è proprio quello di modificare il modo con cui le persone si relazionano ai propri stati interni intesi come pensieri ed emozioni. Secondo la psicologia buddista, diminuisce la proliferazione mentale, cioè l’abituale reazione di attaccamento o avversione a quegli stati che possono essere giudicati come piacevoli, spiacevoli o neutrali (Grabovac, 2011).
Quali sono i vantaggi di chi pratica esercizi di Mindfulness? Vediamo in seguito:
- Riduzione dello Stress = Chi pratica sport, non solo a livello agonistico ma anche amatoriale, sa che uno dei peggiori nemici è lo stress. Non solo quello che si accumula durante l’attività fisica, ad esempio nel pre-gara o nei periodi più intensi di allenamento, ma anche tutto quello che ci investe durante l’arco della giornata. La mindfulness è un tipo di meditazione che permette la riduzione dello stress, è infatti stato dimostrato come competere o gareggiare sotto stress abbia un chiaro impatto negativo sulle performance atletiche. A comprova uno studio pubblicato sul Journal of Health Psychology che mostra come negli atleti che pratichino la meditazione avvenga una diminuzione del cortisolo, l’ormone dello stress. Praticare costantemente la mindfulness permette al corpo di imparare a rilassarsi e gestire in modo più sano i momenti stressanti. In più, aiuta a creare un approccio mentale alle difficoltà e ai problemi più positivo e propositivo, anche questo utile per migliorare le performance sportive.
- Rafforza sistema immunitario = Lo stress è un vero nemico per ogni atleta che, in più, indebolisce il sistema immunitario e uno sportivo non può di certo permettersi di ammalarsi specialmente durante i periodi di allenamento più intenso o di gara. Molti studi hanno dimostrato come la meditazione, oltre a diminuire lo stress, porti anche un miglioramento del sistema immunitario. In modo particolare una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Perspectives on Psychological Science indica come la meditazione mindfulness: rafforzi il sistema immunitario, riduca la pressione sanguigna, migliori la funzione cognitiva.
- Aiuta a concentrarsi = I grandi sportivi sono consapevoli dell’importanza che riveste la mente in tutti gli sport, in alcuni dove la condizione mentale focalizzata sull’obiettivo come il golf o il tennis ad esempio è più che fondamentale. Si deve restare sul pezzo maggiormente quando si sta per fare il punto della vittoria, oppure a pochi metri dal traguardo quando non ci si deve distrarre pensando agli avversari ma solo alla propria prestazione per dare il massimo. Chi non ha mai sentito parlare della “paura di vincere” o “braccino del tennista”? Si tratta di u n meccanismo che spinge lo sportivo ad autosabotarsi, la meditazione è in grado di disinnescarlo aiutando ad essere concentrati in ogni momento. Tutti possono migliorare proprio grazie alla Mindfulness che si focalizza sul momento presente, spingendo ogni sportivo a dare il massimo.
- Migliora il sonno e i tempi di recupero = Dormire è una necessità per tutti, sportivi e non. Uno studio pubblicato sul Journal of Sleep ha svelato una serie di problemi che riscontrano gli atleti che non dormono a sufficienza: Disturbi nell’umore, Incapacità a concentrarsi, Aumentò dell’ansia, Riduzione del controllo motorio, Aumento del peso.
- Consapevolezza se stessi e proprio corpo = Con essa gli atleti possono individuare e conquistare quelle zone d’ombra che li mettono in difficoltà, stati mentali ed emotivi che sono latenti e incidono sull’esito delle varie sfide, facendole sembrare ancora più ardue di quanto in realtà siano. Grazie alla meditazione mindfulness si hanno così una maggiore consapevolezza di se stessi, con limiti, punti di forza, paure e qualità che sono la base per costruire un’identità sana e reale: una buona autostima parte da questi elementi. In più la meditazione incrementa la consapevolezza di ogni muscolo e fibra muscolare permettendo di comprendere il proprio corpo, evitando quindi inutili infortuni ma anche aiutando ad allenarsi entro i giusti limiti.
In alcuni studi presenti nella letteratura scientifica sono stati esaminati giovani atleti. Vengono sottoposti a questionari sulla regolazione emotiva, rimuginio e sull’essere consapevoli. In entrambe le ricerche risulta che gli atleti con una predisposizone innata alla mindfulness avevano una maggiore capacità di comprendere i propri stati interni, una minore reattività, una maggiore capacità di autoregolazione in situazioni di stress e quindi una migliore performance. D’altra parte negli anni 70 Gallwey aveva già introdotto l’utilità della meditazione o meglio della consapevolezza, nel miglioramento della gestione dello stress nello sport ispirandosi alla filosofia zen e alla psicologia umanistica. Gallwey nel “Il gioco interiore del tennis” parlava di due sfide: la partita con l’avversario e quella interiore con i propri stati, ovvero il dubbio su se stessi, l’insicurezza, l’ansia e il conseguente calo di concentrazione. Già allora dunque il punto di partenza era proprio un miglioramento della consapevolezza con l’obiettivo di trovare il modo migliore per affrontare gli ostacoli interiori al raggiungimento del risultato. Insomma anche in questo ambito, imparare a stare fermi nella tempesta, qualunque forma essa prenda, ancorati al corpo e al respiro, sembra essere la direzione per poter affrontare le sfide che arrivano (Vaccaro, 2017)